Alex Dandi confessa di aver sbagliato ad aver portato avanti la battaglia di cui si era fatto portavoce l’anno scorso: l’antidoping negli eventi di MMA italiani.

Colpo di scena, ma forse non del tutto così inaspettato. Alex Dandi, al secolo Alessandro De Lauri, ha fatto marcia indietro su uno dei suoi storici cavalli da battaglia: la campagna al doping nel mondo delle MMA italiane. L’anno scorso, di questi tempi, l’allora matchmaker Venator si appuntava sul petto la medaglia per aver portato gli ispettori dell’Organizzazione Nazionale Antidoping (NADO) per la prima volta a un evento di MMA professionistiche in Italia. De Lauri aveva speso fiumi di parole per descrivere minuziosamente i procedimenti da seguire per fare in modo che tutti i promoter potessero allinearsi a questa bella iniziativa.

Nel frattempo il panorama italiano delle MMA è cambiato. De Lauri è passato da Venator FC a fondare la sua promotion, Italian Cage Fighting. Cinque gli eventi organizzati da ICF, tutti e cinque collegati da un unico fil rouge: l’assenza completa di controlli antidoping. Riguardo questa discrepanza tra parole e fatti, il sottoscritto ha avuto modo di chiedere a De Lauri nel corso di una lunga conversazione/intervista notturna portata avanti sotto un post del noto coach di MMA Luca Cardano.

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Queste le sue dichiarazioni a riguardo.

Sono sempre favorevole ai controlli ma non sta a me prendermi l’onere di farli rispettare ma a NADO o FIGMMA o alle federazioni in genere. Da parte mia faccio firmare a tutti gli atleti il form richiesto e li informo sulla possibilità di controlli.

Con ICF ho smesso di mettere a disposizione un budget (per altro mai utilizzato da NADO, nemmeno con la promotion precedente, questo va detto) per una ragione molto semplice: non mi piace come vengono puniti gli atleti e non voglio agevolare un processo punitivo invece che educativo.

4 anni di squalifica per un diuretico ad un dilettante, seppur coprente, non mi trova d’accordo. Penso, personalmente che siano troppi. Soprattuto (sic nda) perché si rovina la vita sportiva e personale di una persona che magari ha commesso un’ingenutià (sic nda).

Quindi anche se sono favorevole all’antidoping, e continuo a sostenerlo, resto perplesso su come viene amministrato.

Sbagliai a farmi paladino di quella battaglia, fui spinto dalla promotion per la quale lavoravo (gratis) e dalla dirigenza. Io ci mettevo la faccia e rendevo le cose operative. Sbagliai perché mi esposi molto pur non essendo un politico. La cosa peggiore della questione furono le sospensioni comunicate a me ma non agli atleti internazionali. Quello proprio non mi andò giù.

Da lì ho capito che stavo facendo qualcosa che non era di mia competenza ed ho fatto un passo indietro.

[…]

Ti ripeto che la coerenza è una valore relativo. Se ti accorgi che stai sbagliando qualcosa è inutile essere coerente. Si cambia opinione. Di base però io resto coerente con la mia buona fede. Sono per lo sport pulito e provo a fare la mia parte come promoter e come manager (fatti mandare i contratti che gli atleti firmano con me e scoprirai che sono inflessibile sul doping).

La nuove dichiarazioni della mente dietro Italian Cage Fighting, se possibile, gettano ancora più confusione in una situazione già intricata di per sé. Una cosa è certa: la storia promossa l’anno scorso da De Lauri si è rivelata non veritiera. Il messaggio fatto passare era che mettendo a disposizione di NADO un budget, questi si sarebbero presentati, per così dire, d’ufficio. Attendiamo di vedere ora se i controlli antidoping si presenteranno di nuovo a un evento di MMA professionistiche. Per ora, questa la rivoluzione annunciata, non si è ancora concretizzata.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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