Dopo aver conquistato le mma come lottatrice, Miesha Tate, ex campionessa UFC e Strikeforce, inizia la sua carriera da manager di alti livelli.

Concludendo il camp per il suo ultimo incontro, avvenuto lo scorso novembre, Miesha Tate era convinta di tornare a lottare per la vetta della divisione bantamweight. Si sentiva forte e in salute, preparata, ma mentre attraversava il corridoio del Madison Square Garden, che l’avrebbe portata nell’ottagono per dare inizio alla main card di UFC 205, qualcosa è andato storto.

Non c’era nessun’ansia da prestazione che smorzava la grinta. C’è stato solo una disconnessione con l’inarrestabile atleta che è dentro di lei. Quello che l’ha spinta alle più grandi vette nelle mma era magicamente scomparso.

Miesha Tate (18-7) ha dichiarato a MMA Fighting:

Mi è sembrato di avere un’esperienza extracorporea, ho cercato togliermi quella sensazione di dosso ma non ci riuscivo.

Durante l’incontro, mentre cercava di salvarsi dalla tempesta di pugni di Raquel Pennington (9-5) ha avuto una rivelazione. Alla fine dell’incontro, dopo aver perso per decisione unanime, la Miesha Tate, che aveva solo trent’anni, ha stupito tutti annunciando spontaneamente il suo ritiro. Mentre continuava con i saluti, sembrava tutto troppo avventato perché fosse vero. Nonostante molti abbiano attribuito l’annuncio improvviso all’emozione del momento, la Tate è tutt’oggi convinta di voler andarsene ed è soddisfatta dei suoi successi, tra i quali si può citare il titolo di campionessa UFC e Strikeforce.

Tuttavia, non è la fine della sua carriera negli sport da combattimento. Insieme a Robert Reynolds e Robert Callister, Misha Tate ha dato vita quest’anno al AO8 Management. Il management ha preso sotto la sua ala protettrice, per ora, lottatori e lottatrici pro dal calibro di Gina Mazany (4-1), Cindy Dandois (8-3) e Gustavo Lopez (8-2), Cheyanne Vlismas e di recente hanno ricevuto un accordo verbale dalla campionessa di cinque divisioni di peso Amanda Serrano (33-1-1 boxe), che vuole cimentarsi nelle MMA nella categoria dei pesi mosca.

Misha Tate, che ha aiutato altri lottatori in veste non ufficiale negli ultimi anni, si è buttata a capofitto in un corso intensivo di management, dalla ricerca degli sponsor allo sviluppo dell’atleta, alle negoziazioni dei contratti, etc.

Il motivo per cui voglio farlo è che mi ricordo quanto è stato difficile per me all’inizio e ho imparato molto in quel periodo. Ho superato il peggio. Ho avuto buoni management e cattivi management. Alcuni sono un esempio da seguire, altri mi hanno fatto capire cosa non bisogna fare. Ho avuto esperienze terribili perché se ne sono approfittati e voglio rendere la vita dei lottatori il più semplice possibile in modo che possano concentrarsi sull’allenamento. Con i miei soci condivido una visione di supporto degli atleti per portarli ad un livello superiore.

L’aiuto iniziale è qualcosa che la Tate e AO8 vedono come un fondamento della loro filosofia. Non è passato tanto tempo da quando lei stessa contava i centesimi cercando di decidere se spendere soldi per i cibi più salutari per sostenere il suo corpo durante l’allenamento o pagare cifre altissime per le bollette.

In tanti altri sport professionistici queste cose non esisitono, ma nelle mma accadono fin troppo spesso. La Tate ha dichiarato che i lottatori hanno preso una bella botta ai portafogli quando la UFC e la Reebok hanno firmato un contratto di sponsor che vietava agli atleti di vendere lo spazio pubblicitario sui loro vestiti o sul banner da attaccare in gabbia. Questa decisione ha portato molti manager ad andarsene, preferendo cambiare sport piuttosto che cercare soluzioni.

Dove molti hanno visto problemi, la Tate ha visto un’occasione. Quando ha incontrato per la prima vota Reynolds, che gestisce anche rock band famose come i The Killers e gli Imagine Dragons, i due hanno parlato della possibilità di lavorare insieme per portare avanti gli interessi degli atleti. La Tate era ancora nel bel mezzo della sua carriera, ma ha continuato a pensarci su e dopo essersi ritirata, è ritornata da lui per riparlarne.

Ora che è agli inizi, Miesha Tate sa che il solo suo nome potrà aprirgli le porte di molti atleti, ma non si accontenta di essere un tramite.

Penso che essere un manager soddisfi il mio bisogno di competizione. Mi sembra ancora di essere in competizione con gli altri. Essere un lottatore significa conquistare non solo l’avversario ma anche te stesso. A volte devi scavare molto a fondo, conquistare e tue paure e parti diverse di te stesso sia emotivamente che fisicamente. Quella crescita crea dipendenza. Ora mi sembra di farlo in un contesto diverso. Non è una competizione fisica, ma emotiva e mentale e mi sento ancora molto competitiva. Voglio andare là fuori e trovare gli sponsor. Voglio il meglio per i miei atleti e io sto ancora lottando, ma in un modo diverso, ora lotto nel business.

Le mixed martial arts sono sempre state prevalentemente maschili, ma la Tate fa parte di quel gruppo che ha aiutare a infrangere questo luogo comune. Anche il management è a prevalenza maschile. Recentemente solo qualche manager donna ha ottenuto un discreto successo, tra di loro citiamo Shari Spencer, che ha lavorato con Georges St-Pierre (25-2) e Frankie Edgar (21-5-1); Ana Claudia Guedes, che ha guidato per lungo tempo l’ex campione dei pesi massimi Junior Dos Santos (18-5); Tina Vidal, che ha fatto da manager a Yoel Romero (13-1) e Jorge Masvidal (31-11).

Ora la Tate porta la stessa etica del lavoro che le ha permesso di scalare la vetta delle mma nella sala conferenza sperando di diventare un manager capace di fronteggiare e persino superare i nomi più importanti nel settore.

A suo vantaggio bisogna ricordare che la Tate ha una relazione con il management della UFC e di Bellator e di altre organizzazione come Combate Americas e ha già sperimentato le accese discussioni sulle negoziazioni dei contratti.

Sono sicura di me. Conosco il mio sport. Conosco i miei atleti e non mi pesa lottare per quello che credo sia meglio per loro, ma non sono nemmeno una sprovveduta: se penso che un atleta valga diecimila dollari non ne chiederò centomila. Sono ragionevole, ma mi impunterò su quello che so che è giusto.

Il piccolo gruppo della Tate dovrebbe allargarsi il mese prossimo con l’inizio della ricerca di nuovi talenti. In futuro, la compagnia potrebbe anche avventurarsi in diversi aspetti sportivi e non solo in quello degli sport da combattimento. È passato quasi un anno da quando è lontana dai riflettori delle MMA e Miesha Tate dichiara di non aver mai titubato sul suo annuncio.

Non c’è nessun ritorno nell’ottagono in vista, d’ora in poi è solo Miesha la “manager”.

Per ora sono sicura della mia decisone. Tutto quello che mi è capitato è fantastico e sono soddisfatta. Non mi sembra di perdermi niente. Penso che dopo undici anni di competizione, dopo aver conquistato il titolo Strikeforce e UFC e aver fatto anni di wrestling prima di tutto questo, la mia vita sia stata dedicata agli sport da combattimento. Non mi sembra di aver perso nulla o di non aver fatto tutto quello che c’era da fare. Ho raggiunto il momento in cui sento che è ora di cambiare e va bene così. Sono veramente felice della mia posizione e non vedo l’ora di aiutare i lottatori a realizzare i loro sogni. Va tutto bene.

 

Articolo liberamente tradotto da quello scritto da Mike Chiappetta per MMAFighting.

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