Walter Cogliandro prima di ICF 5, il peso piuma sarà impegnato il prossimo 20 settembre per il titolo di categoria dell’Italian Cage Fighting.

Walter Cogliandro, ancora imbattuto, affronterà il francese Souksavanh Khampasath, atleta che ha militato anche nell’importante promotion dell’M-1. Per l’atleta del Cardano Top Team è sicuramente un match spartiacque perché sancisce l’importante crescita di livello degli avversari affrontati. Proprio da Souksavanh Khampasath inizia questa intervista.

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Che tipo di avversario pensi di incontrare?

Khampasath è una nera di brasilian jiu-jitsu e una nera di judo come me, quindi se vuole lottare va bene. È un incontro imprevedibile. So che è più basso di me, ma è molto forte fisicamente, ha fatto anche qualche bel KO e ha vinto in Russia nell’M1, quindi arriverà giù pompatissimo.

I primi due round saranno una bella guerra, poi penso che calerà un po’ il ritmo. Mi aspetto un avversario difficile, sopratutto nei primi due round. Io devo cercare di fare il mio gioco, essere preciso e chirurgico senza sprecare nulla e cercare di puntare sul fiato con pochi colpi ma duri.

È pur vero che ogni volta che faccio una previsione, poi succede il contrario!

Se hai vinto fino a ora vuol dire che ti sai adattare

Penso sia una mia caratteristica. Non guardo mai l’avversario, guardo quello che posso fare io. Poi su sette incontri che ho fatto, mi sono preparato in un modo e poi l’avversario si è dimostrato diverso. Quindi, ho capito che se mi alleno bene in piedi, a terra e sono sicuro a parete e nel wrestling non devo preoccuparmi.

In cosa pensi di essere maggiormente migliorato rispetto a Praedator 4, evento in cui ti avevamo intervistato l’ultima volta?

Sicuramente mentalmente ho una sicurezza differente. Ero ancora un attimino incerto, nel senso che stavo ancora capendo il vero Walter. Adesso, mi sto accorgendo di star migliorando su tutti i fronti, mi sto preparando bene e sono abbastanza convinto e sicuro dei miei mezzi. Ho migliorato gli allenamenti, gli sparring e la mole di lavoro.

Quanto questo tuo miglioramento mentale è legato alle vittorie che hai ottenuto?

Non è la vittoria di per sé, ma il sentirsi bene mentalmente e con il proprio fisico. L’ultimo match è durato poco e anche quello in cui sono arrivato ai punti mi sentivo abbastanza tranquillo, ma al di là delle vittorie, è più una cosa legata a come mi sento io.

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La cintura è un obiettivo che non ha mai nascosto e ora sei solo ad un incontro dal conquistarla.

La competizione ce l’ho nel sangue da una vita, quando mi pongo un obiettivo cerco di portarlo fino in fondo. L’obiettivo è quello e ho dato anima e corpo per raggiungerlo, ora manca la zampata finale.

Come vivi l’avvicinamento all’incontro e quali sono le sensazioni provi nell’ottagono?

Devo essere sincero. A dieci minuti da un incontro ho la strizza, più che altro per una questione di delusione, legata al risultato dell’incontro, perché non sai come partirà l’avversario o quello che succederà.

Poi, quando entro in gabbia, mi fa scattare il rumore di quando si chiude la gabbia. Una volta che si chiude la porta, tutto sparisce e sento solo la voce di Luca Cardano che, come qualcuno diceva in qualche articolo, mi telecomanda. Alla fine, lui è quello che mi segue tutti i giorni, è come un papà per me. Ho capito che se lo dice lui allora devo farlo, nonostante commetto ancora qualche errorino.

Abbiamo visto nel video di promozione dell’incontro con una maglietta con scritto “Nel dubbio mena”, com’è è nata questa cosa?

Ero insicuro all’approccio di un incontro, finché il mio miglior amico per caso prima di entrare in gabbia mi ha detto: “nel dubbio menalo” e quindi da li è nata quella cosa. Era il mio penultimo match da dilettante, ho fatto KO, poi la cosa è rimasta. Da lì poi ho vinto un altro match ed è partita la cosa della maglia e insieme abbiamo deciso di tatuarci la frase.

Poi, sai è la verità. Non puoi avere dei dubbi o essere titubante altrimenti l’altro ti mangia, se porti un jab deve finirgli addosso. Quando entri li dentro sono tutti affamati e anche il più scarso ha voglia di riempirti di botte. Poi alla fine ci sentiamo tra di noi, ci scambiamo messaggi e ci sentiamo su Instagram per allenarci, ma ciò non toglie che quando si entra in gabbia è un mors tua vita mea.

Questo ragionamento è legato alla maturazione di cui parlavamo prima.

Sì, poi io non sono uno che sbraccia. Ogni tanto, quando mi riguardo dico “che palloso che sono”.  Non voglio sprecare nulla quando combatto, soprattutto nel prossimo incontro che è su cinque round. In generale, mettersi a far rissa può essere bello da vedere, ma se faccio un piccolo errore vado giù. Preferisco essere più calmo e provare a ragionare sull’incontro rispetto ad altri che fanno match incredibili e poi vanno vanno KO.

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Marco DallAcqua

Nato e cresciuto con la passione per la pallacanestro, scopro le MMA con l’incontro tra Brain Stann e Wanderlei Silva. Da li è amore a prima vista. Da quel 2013 seguo le MMA con grande passione, parlando di UFC e MMA italiane attraverso il blog di MMA Talks.

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