Come si giudica un incontro di MMA? Un’annosa questione che spesso lascia disorientati chi si è avvicinato da poco alla discplina, ma spesso crea anche qualche problema ai più esperti.

Uno degli aspetti più complessi e affascinanti delle arti marziali miste sono i criteri di valutazione che portano all’assegnazione di un punteggio alla fine di ogni round. Vi siete mai chiesti da dove spuntano fuori i numeri letti da Bruce Buffer quando si arriva alla fine della durata massima di un incontro in UFC? Quei numeri sono la somma di ciascun punteggio assegnato dai tre giudici alla fine di ogni round.

Come si assegna un round

Facciamo un passo indietro. Nelle MMA (e negli sport da combattimento in generale) ogni round fa storia a sé. I giudici sono chiamati a esprimere una valutazione e a stabilire un vincitore e un perdente del round. Al vincitore si assegnano 10 punti, al perdente 9 punti o meno. Sono rarissimi i casi di round 10-10, i giudici vengono incoraggiati ad assegnare il round a uno dei due lottatori in base ai criteri di valutazione, pensati appositamente per evitare il più possibile di avere situazioni di pareggio.

A partire dal 1 gennaio 2017 sono state introdotte delle nuove regole nelle MMA, che hanno in parte rivoluzionato i criteri di assegnazione dei round e introdotto qualche altra novità riguardo i falli e altre tecnicità. I criteri di giudizio introdotti dalle nuove regole unificate sono tre: striking/grappling effettivo, aggressività, controllo dell’ottagono.

Attenzione perché questo passaggio è molto importante: i tre criteri di valutazioni non hanno pari importanza, ma sono classificati in ordine gerarchico. Prima di tutto si guarda il confronto tra lo striking e il grappling effettivo. Di per sé basterebbe quest’unico criterio per assegnare il round a uno dei due lottatori. Nei casi in cui striking e grappling effettivo siano alla pari, allora, e solo allora, si passa a guardare l’aggressività. Dovessero i due contendenti pareggiare anche nell’aggressività, allora si guarda il controllo dell’ottagono, ma sono molto rari i casi in cui questo succede.

Che cosa sono lo striking e il grappling

Piccola parentesi per i neofiti, i termini striking e grappling vanno intesi in senso lato. Per striking si intende l’insieme delle azioni che colpiscono l’avversario. Si parla dunque pugni, calci, gomitate, ginocchiate, non importa se da in piedi, contro la gabbia oppure da terra. Se vogliamo andare nello specifico, i colpi da terra rientrano in un’altra categoria di colpi e prendono il nome di ground and pound. Va sotto la definizione di grappling, invece, tutto il resto delle azioni che si vedono durante un combattimento di MMA. I takedown, la lotta corpo a corpo per migliorare la posizione a terra, i ribaltamenti, le sottomissioni, le azioni di transizione contro la gabbia.

Quando un giudice deve valutare striking e grappling effettivo va a guardare tutti quei colpi legali e tutte quelle fasi a terra che hanno un impatto immediato o cumulativo per decretare la fine dell’incontro. I colpi dall’impatto immediato hanno un peso maggiore rispetto a quelli cumulativi. L’arbitro “Big” John McCarthy si è speso molto per spiegare le nuove regole e i nuovi criteri di assegnazione dei round. McCarthy è una delle persone che ha aiutato a redigere questo nuovo regolamento. L’esempio più usato dal famoso arbitro (ormai solo commentatore per Bellator) è questo: uno dei due lottatori tira cinque jab e non procura danno all’avversario, l’altro fighter risponde con un gancio destro che scuote visibilmente lo sfidante. Agli occhi dei giudici, l’azione del secondo lottatore vale di più rispetto a quella del primo.

Il nuovo regolamento

Il nuovo regolamento è, però, anche insidioso su alcuni punti, soprattutto per la fase di lotta a terra. È specificato nel testo originale delle regole che non basta portare a segno un takedown perché venga riconosciuto il proprio grappling come effettivo, ma bisogna fare in modo che quel takedown venga seguito da un’azione che porta danni all’avversario o al miglioramento della propria posizione. Questo per fare in modo di scoraggiare quei lottatori che fanno uso della strategia chiamata lay and pray. Il “lay and pray” (letteralmente “sdraiarsi e pregare”) avviene quando porto a terra l’avversario e mi sdraio su di lui senza portare colpi. Lo scopo è quello di recuperare fiato oppure far passare il tempo.

Allo stesso tempo, la distinzione tra top e bottom position diventa più sfumata. A terra, non è sufficiente stare sopra l’avversario per assicurarsi la vittoria del round, soprattutto se si è in una di quelle posizioni che vengono considerate “neutre”: guardia dell’avversario, mezza guardia, butterfly guard, etc. Big John McCarthy ha parlato più volte di posizioni come la monta oppure prendere la schiena dell’avversario come posizioni vere e proprie di vantaggio a terra.

Il secondo criterio riguarda l’aggressività. Repetita iuvant, dicevano gli antichi romani: questo criterio entra in scena solo e solamente quando striking e grappling effettivo sono alla pari. Quando quest’ultimo caso succede, allora i giudici tenderanno a premiare chi ha preso l’iniziativa e ha tentato di attaccare per primo. Questo si intende per aggressività, chi fa vedere ai giudici la sua voglia di portare a casa l’incontro attaccando l’avversario. I giudici vedranno sempre in una luce migliore il lottatore che attacca per primo rispetto all’altro che indietreggia oppure tende a difendersi.

Dovesse anche il metro dell’aggressività essere alla pari, si guarda chi ha tenuto il centro dell’ottagono oppure ha stabilito dove si svolgeranno le fasi dell’incontro. In quest’ultimo caso, per esempio, i giudici premieranno chi ha portato a segno più takedown (e quindi ha spostato l’azione da in piedi a terra), a prescindere dal fatto che abbia dimostrato un grappling effettivo o meno.

I tre criteri spiegati sopra portano all’assegnazione dei numeri sul cartellino dei giudici. Se un lottatore vince un round con poco margine di vantaggio, allora il giudice gli assegnerà il round per 10-9. La situazione si complica quando uno dei due fighter vince il round con un margine di vantaggio più marcato: entrano allora in ballo i famosi round da 10-8. Questo regolamento ha incentivato maggiormente i giudici a dare round per 10-8, punteggio che in precedenza era più raro e da vedere.

I round 10-8

Per i round 10-8 i giudici devono tenere in mente altri tre elementi: impatto (o danno), domino, durata. Il primo degli elementi va a guardare i danni visibili provocati da un atleta all’altro: tagli, contusioni, ematomi e così via. Il dominio premia chi attacca in piedi oppure a terra e migliora costantemente la sua posizione e tenta di chiudere l’incontro. Per durata si intente la quantità di tempo passata da uno dei due lottatori in posizioni di vantaggio oppure di attacco. Quando tutti e tre questi elementi si riscontrano in un round, allora si può assegnare un punteggio di 10-8 a uno dei due lottatori.

Ultimo caso possibile, round assegnati per 10-7, quando si ha un dominio incontrastato da parte di uno dei due lottatori sull’avversario e si arriva davvero a un passo dalla fine dell’incontro.

I possibili esiti

Alla fine dei tre round, dunque, si passa al conteggio dei cartellini. I possibili esiti sono sei. Il primo è anche il più comune, ovvero la vittoria per decisione unanime. Si ha una vittoria per decisione unanime quando tutti e tre gli arbitri sono d’accordo nell’assegnare la vittoria a uno dei due contendenti. Quando solo due giudici su tre assegnano la vittoria a uno dei fighter e il terzo giudice all’avversario allora si parla di decisione non unanime. Infine, c’è la vittoria maggioritaria: due giudici danno la vittoria a un lottatore e il terzo assegna un pareggio.

Un match può finire anche in pareggio unanime, quando i contendenti hanno riportato lo stesso risultato sui cartellini (benché sia difficile avere round che finiscono in pareggio, la somma dei round può dar vita a un pareggio); pareggio maggioritario, ovvero due giudici su tre assegnano un pareggio e il terzo una vittoria a uno dei due lottatori; split draw, il più improbabili dei casi, uno dei giudici assegna un pareggio, il secondo giudice dà la vittoria a un lottatore e il terzo giudice all’altro.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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