Le parole di Manuel Milito prima di Slam FC 12, il giovane talento del team Dog Eat Dog combatterà domenica 3 febbraio in casa.

Pochi atleti italiani sono riusciti a ritagliarsi uno spazio tutto loro nel marasma di giovani leve che stanno venendo alla ribalta delle MMA italiane come il fiorentino Manuel Milito. Sarà per il tatuaggio con la scritta “Pain” (dolore) sotto l’occhio destro, sarà per il suo stile altamente adrenalinico che l’ha portato ad avere quattro finalizzazioni su quattro match in carriera, sarà forse perché quando apre bocca predice come andrà a finire l’incontro, ma senza scadere in un trash talking becero e fastidioso.

Il percorso che ci porta alla scoperta di Milito inizia proprio dai suoi tatuaggi. Pain si diceva prima, dolore, ma anche il nome di uno dei cattivi più iconici mai disegnati in un manga, Naruto. E se la sua passione per l’animazione giapponese non fosse ancora chiara, basta dare un’occhiata al suo ventre, dove non può non saltare agli occhi il tatuaggio del sigillo del Kyuubi, la Volpe a Nove Code, il demone giapponese rinchiuso nel corpo di Naruto.

Tra gli anime giapponesi, mi ha conquistato Naruto per un discorso introspettivo. In apparenza sembra un cartone animato per bambini, ma ha messaggio ben più profondo. Sono cresciuto anche con Death Note e Dragon Ball, anime che hanno influenzato anche il mio modo di parlare e comportarmi.

Vi faccio uno spoiler. La mia entry song di Slam FC 12 sarà inedita: ho prodotto un’entrata che ha come pre intro un breve monologo in Giapponese di una serie anime in cui si parla del dolore, dell’accettare il dolore, del meditare il dolore e su come chi non lo conosce, non riesce ad apprezzare certe cose. È una cosa molto bella e mi piacerebbe farmi conoscere per questa passione, tutto il mondo anime e videoloduco mi affascina.

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Anche un certo Israel Adesanya, forse il peso medio più in vista in UFC al momento, è fan del mondo degli anime giapponesi, e in particolar modo di Naruto. Non è dunque un caso che al giovane Milito l’atleta neozelandese piaccia e non poco.

Tra i fighter a cui mi ispiro ti dico che il primo è Adesanya. Un altro che mi piace molto è Rory MacDonald per l’atteggiamento che ha. Ogni suo match è una guerra. Quell’attitudine è innata e non lo puoi costruire negli anni. Un altro è Dan Hardy che per me è stato una pietra miliare, sono cresciuto con lui. Li trovo fighter esaltanti!

Il record di Milito vanta due vittorie per KO tecnico e due per sottomissione. Nessuno dei suoi match è mai andato oltre il secondo round, in tutta la sua carriera agonistica ha trascorso poco più di un quarto d’ora in gabbia.

Vinco sia per KO che per sottomissione, per me è abbastanza indifferente. Mi alleno in tutte le fasi, anche se all’inizio mi piaceva di più la fase di striking. Poi mi sono avvicinato al BJJ e alla lotta olimpica e infine sono tornato alla boxe. In un match non ho preferenze particolari: se il mio avversario ha la dinamite nelle mani lo porto giù, altrimenti sto in piedi.

Non mi piace affidarmi ai giudici. Voglio inquadrare l’avversario e chiuderla il prima possibile, sfruttando i suoi punti deboli. Poi, ovvio, detto così sembra semplice, ma provando a preservarmi, cerco di finalizzare subito l’avversario perché è quello che mi piace fare. Sono cresciuto vedendo match esaltanti e ci trovo molto più gusto a vincere prima del limite.


Stupisce in un lottatore così giovane la confidenza con cui abborda un match, anche uno accettato con pochi giorni di preavviso. Tale confidenza è sempre stata surrogata dalle vittorie, oltre che da un sinistro micidiale sfoderato in più occasioni. La più evidente forse è quella di Venator Kingdom 2, quando Milito ribalta a pochi secondi dalla fine del secondo round un match che lo vedeva perdente ai punti contro Emanuele Zaccaria.

Ho detto che avrei vinto con un colpo di rimessa di sinistro ed effettivamente è andata così. Al di là di questo trash talking, che non era neppure così spinto, è stato divertente vedere che è andata a finire così. Dissi quella cosa perché ero molto fissato in quel periodo con il pugilato e ho visto che quel lavoro stava dando i suoi frutti. Sfrutto abbastanza bene la guardia mancina e, fino a che me lo fanno fare, mi trovo abbastanza bene.

Quel match con Zaccaria mi ha esaltato tantissimo. È stato l’unico avversario che mi ha portato al secondo round e l’ho sconfitto tra l’altro ad un secondo dalla fine stile Michel Jordan in NBA. C’è stato il battito di specchi, l’arbitro ci ha fatto rialzare e mi sono detto che dovevo dare il tutto per tutto. Anche perché io stavo perdendo ai punti quel match per via della bella prestazione del il mio avversario. Mi aveva fatto dei takedown, io avevo provato delle finalizzazioni, ma lui aveva una postura incredibile. Ci siamo anche risentiti post match e gli ho fatto i complimenti.

In quel match ho accusato la differenza di peso. Zaccaria è un 61kg “abbondante”, io sono un 61 “morbido”, sono a più agio nel 57kg. Quando combatto nei gallo regalo del peso, ma ci combatto perché nei mosca in Italia non c’è molta gente e se voglio farmi conoscere devo accettare dei match nei gallo.

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Giovane sì, ma con le idee molto chiare. Negli Stati Uniti la stampa definirebbe Milito “prizefighter”, ovvero un lottatore che mischia l’amore per il fighting con quello delle borse importanti. Una mentalità quella di Milito che in un Paese come l’Italia in cui la maggior parte dei lottatori dice di combattere per “onore e rispetto” potrebbe fare la differenza.

Io combatto perché mi piace e per un fattore economico. Se una promotion minore mi proponesse una buona borsa non mi farei problemi ad accettare. Non punto direttamente alla UFC e se mi chiedessero quale sarebbe il mio sogno, non risponderei UFC, direi di più delle borse alte e un buon palcoscenico. Se ti dovessi fare due nomi potrei nominare ONE Championship o anche Rizin, ma, più in generale, combattere dove c’è gente e dove ci sono i soldi. Non è un discorso da mercenario, ma se combatto vorrei avere un rientro. Se fai una cosa che ti piace nella vita è come non lavorare mai. Sto cercando di investire in questo, tutto qua.

Milito tornerà in gabbia domenica 3 febbraio. L’occasione è quello dello Slam FC 12, quando il fiorentino proverà a difendere quello che è il suo titolo dei pesi mosca Slam dall’insidioso Michelangelo Lupoli.

Non ho nulla di personale contro di lui. Anzi, a dire il vero non conoscevo Lupoli prima di questo incontro e mi sono informato quando mi hanno proposto l’incontro. Per me è solo una persona che deve diventare un numero in più sullo score, uno scalino della scala.

Ringrazio chi verrà a tifarmi perché ogni volta che combatto mi porto dietro una bolgia. Questa volta sono stati acquistati molti biglietti e tantissimi streaming e voglio ritornare l’investimento con una bella prestazione.

Ci sarà una news a breve e consiglio di seguire Slam perché, dopo questo match, o nei giorni successivi verrà data un’importante notizia. Vi dico solo che sarà rilasciata a breve. Diciamo una chiamata importante.

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Crediti immagine di copertina: Maurizio Pavone

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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