Intervista a Frank Merenda, il presidente del Venator Fighting Championship parla del futuro della promotion italiana di MMA.
Il 2015 ha rappresentato uno spartiacque per le MMA italiane: il 25 gennaio si avviava un progetto che avrebbe fatto la storia delle arti marziali miste del Bel Paese. Accolto da un iniziale scetticismo intorno alla sua figura e al progetto Venator, Frank Merenda ha saputo zittire i critici grazie alla serietà della promotion e alla qualità degli eventi messi in piedi.
Nella sua breve storia si contano otto eventi targati Venator e altri due eventi partner. Tra i lottatori che hanno combattuto per Venator si annoverano nomi di atleti di primo piano italiani ed europei (Marvin Vettori, Jack Hermansson, Emil Meek, solo per citare quelli che dopo aver combattuto in Venator hanno ricevuto la chiamata in UFC), oltre che alcuni veterani di questo sport (Matt Hamill, Rousimar Palhares).
L’ultimo evento organizzato dalla promotion, Venator Kingdom 2, segna la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. Alex Dandi, storico matchmaker e co-fondatore della promotion, ha lasciato Venator.
Per la prima volta, Frank Merenda è presente sulle pagine di 4once per rispondere ad alcune domande sul futuro di Venator.
Cosa l’ha portata a investire nelle MMA?
Le MMA sono da sempre il mio sport di elezione, da quando ancora nel 1996 sotto il nome pionieristico di Vale Tudo, No Holds Barred o Free Fight si presentavano in Italia attraverso i primissimi stage di maestri internazionali e facevamo miracoli per procurarci le prime VHS di UFC per vedere questo tizio (Royce Gracie) che lottava al suolo in kimono con tutti e vinceva sempre, pur essendo il partecipante più minuto.
Quando anni dopo vi è stata l’opportunità di far partire una promotion italiana che uscisse dalle logiche che avevano imperato sino a quel momento, che avesse un contratto televisivo e che potesse essere di aiuto al movimento italiano delle MMA, non ho esitato a investire nel progetto.
Venator è uno di quei sogni nel cassetto che ogni tanto tornano a galla e se non ti sbrighi ad agire per coglierli, rischiano di svanire per sempre. Quindi mi sono dato da fare per realizzarlo.
Cosa l’ha convinta a investire ancora in Venator dopo dei bagni di sangue economici come i primi eventi Venator?
Oltre al concetto di amore e passione per la disciplina c’è anche un punto importante legato alla “responsabilità sociale” per le MMA. Riuscire a far girare gli eventi con un occhio all’economia del tutto è un dovere se vogliamo portare avanti le MMA in Italia. Altrimenti si passa da promoter a promoter che sull’onda dell’entusiasmo tirano fuori un sacco di soldi per organizzare eventi dai quali non rientrano economicamente e quindi smettono di investire.
Se non vogliamo che le MMA italiane si “estinguano” è necessario continuare a portare avanti Venator affinchè possa essere da esempio e da faro anche per altri in modo continuativo e non solo sull’onda del momentaneo entusiasmo.
Quali sono tutt’ora le difficoltà nel coinvolgere grossi sponsor italiani in questo sport?
Non è colpa dei grandi sponsor italiani in realtà. È che le MMA hanno un bacino di utenza molto limitato. Il programma che conduco su Mediaset fa da 5 a 25 volte gli ascolti di UFC su Fox a seconda che parliamo di card maggiori o minori. È ovvio che parliamo di fasce orarie differenti, non sto facendo un paragone di merito ma puramente numerico. Questo rende difficile che abbia un senso per aziende non del settore investire nelle MMA.
Siamo pochi in tutti i sensi, sia dal vivo che televisivamente per attirare sponsor. Ci vuole tempo.
A Bellaria era stato annunciato un evento Venator di sole MMA amatoriali che si sarebbe dovuto tenere negli Stati Uniti. In seguito, non se n’è saputo più niente. C’è ancora la possibilità che Venator “delocalizzi”?
In realtà sto per tornare in questi giorni negli USA proprio per finalizzare la creazione dell’azienda che se ne occuperà. In USA è presente la commissione atletica, in questo caso della California e le cose sono un po’ più regolamentate che in Italia. Vogliono che vi sia un’entità precisa che organizza, con il suo conto corrente, referente, iscrizione alla commissione ecc…ecc…
Una volta aprire un’azienda era qualcosa di più veloce. Oggi ci sono alcuni rallentamenti di piccola entità ma presenti, come ad esempio il fatto di non poter più aprire conti correnti a distanza e in California c’è veramente “la coda” da smaltire in termini di pratiche. Con Trump “l’immigrazione” è diventata leggermente più complessa di quanto non fosse un tempo, ma ci stiamo lavorando.
Quindi sì, ti confermo che Venator sbarcherà in USA nel prossimo futuro. È sempre rimasto nei nostri piani e abbiamo lavorato “nell’ombra” affinché accadesse. Abbiamo già due location molto belle che desiderano ospitarci con il supporto della scena locale. Sarà una bella esperienza.
I primi eventi Venator erano da una parte improntati a portare alla luce i “guerrieri italiani”, dall’altra di mettere a confronto questi guerrieri con ospiti internazionali. Questa internazionalità negli ultimi eventi, salvo qualche eccezione, si è un po’ persa. Si tornerà a puntare sui confronti internazionali oppure si continuerà a puntare sui lottatori italiani?
Venator sta tornando alle origini, quindi abbiamo ripreso a muoverci sul piano internazionale con molta forza. Lo scopo di Venator tornerà ad essere quello di dare agli italiani la possibilità di confrontarsi con i migliori prospect del mondo.
Il punto vero e proprio è che ogni volta che abbiamo alzato l’asticella ai nostri connazionali, si sono resi conto che la sconfitta è qualcosa di possibile se non addirittura probabile. C’è un grande rispetto anche grazie a Venator della scena italiana e molti ragazzi si stanno mettendo in luce.
Soprattutto siamo famosi per non “acchittare” gli incontri a favore degli atleti di casa e questo ci porta molto rispetto a livello internazionale. Il punto è che là fuori, e mi riferisco a scene come quella USA, quella brasiliana o quella russa, vi sono prospect che sono realmente degli assassini anche se ancora non sono noti come i loro connazionali già presenti in UFC.
Ogni volta che dico questa cosa vengo frainteso o tacciato di “anti-italianità” e qualche coach se la prende pure, ma è solo la verità. Come dicevo c’è un grande rispetto per la scena italiana ma il commento sincero che ricevo da addetti ai lavori e osservatori internazionali è sempre: “The details are not there” (i dettagli ancora non ci sono).
Per spiegarla in maniera semplice, in Venator abbiamo visto fighter italiani molto talentuosi e performanti finchè possono esprimere il loro “A game”. Non appena esprimere il loro A game non gli è possibile per bravura tecnico-tattica dell’avversario, il loro B game non è all’altezza della situazione.
Così abbiamo lottatori che magari hanno un destro incredibile e finiscono match in pochi secondi uno dopo l’altro. Il primo avversario che sa incassare mostra però che magari hanno una difesa da takedown insufficiente o altri che posseggono un lavoro schiena a terra nullo ecc…ecc…
Questo non va bene per salire di livello nello scenario delle MMA moderne. Se il tuo A game è il tuo 100%, il tuo B game deve essere comunque intorno a 70/80%. Se il tuo B game crolla al 30% è un problema.
Questo è il problema che abbiamo oggi con i lottatori italiani. Talenti con ottimi A Game che devono incrementare il livello di dettagli, di sparring partner, di sfida e di contesti probanti per salire di livello. E questa -ripeto- per quanto faccia immotivatamente arrabbiare qualche coach in maniera ricorsiva perché viene fraintesa come affermazione, non è possibile da aversi con un camp integralmente italiano.
Venator quindi è pronta a dare spazio ai migliori prospect a livello mondiale. Se gli italiani accetteranno la sfida bene, altrimenti è possibile che le cinture finiscano tranquillamente in mano ad atleti stranieri come è stato sin dagli inizi. Non ho intenzione di ricreare quel clima da festa di quartiere che vi era prima dell’avvento di Venator. Anzi ho proprio intenzione di tornare immediatamente alle origini.
Che i team e gli atleti si preparino perché incontri facili non ho intenzione di darne a nessuno. Mi piace dare partite pulite, che non significa però andare sempre a cercare l’atleta straniero inconsistente per non sporcarti il record solo perché sei italiano e nella tua parrocchia sei il più forte.
Confido che questa onestà intellettuale prima o poi venga apprezzata e premiata.
Arriviamo alla notizia principale di questi giorni: Alex Dandi se n’è andato da Venator. La maggior parte di noi aveva pensato alla solita “trollata” di Dandi, ma questa volta il tutto si è rivelato molto serio. Qual è il motivo di questa separazione?
Non mi piace parlare al passato dato che Venator guarda al futuro. Nel futuro immediato di Venator vi è quello di tornare ad essere una promotion indipendente focalizzata nell’offrire il miglior teatro possibile per i prospect nazionali e internazionali.
Alex ha accumulato una serie di progetti e di cariche che sono incompatibili con la missione originaria di Venator e che avrebbero potuto portare imbarazzo con il passare del tempo.
Quindi è sicuramente meglio se vi sono due entità separate e indipendenti. Da un lato vi è chi rappresenta gli atleti, dall’altra chi organizza match ed evento. È così che ho progettato Venator agli inizi – anzi, è una delle battaglie più “dure” che abbiamo combattuto – ed è così che deve rimanere, almeno a casa nostra.
Ha già in mente qualche nome che possa sostituire Dandi a capo del matchmaking Venator?
Sì, come ti dicevo intorno a Venator vi è un pool di esperti nazionali e internazionali che si stanno già prodigando per costruire le prossime card. Diciamo che passeremo da un lavoro quasi esclusivamente del singolo ad un lavoro più “corale” e sono convinto che porterà risultati eccellenti.
Tieni anche in considerazione che almeno a livello di “visione”, molte cose “folli” che hanno reso Venator famoso sono opera mia. Idee pazze come Palhares o lottatori come Amoussou, Barnatt, il primo incontro femminile che poi divenne Cummins vs Vitali e tante altre piccole cosine come quel pazzo di Mayhem che ci ha portato Jason Manly ecc…ecc… sono opera del sottoscritto.
Ora Venator è patrocinato FIGMMA quindi cose estremamente folli come un tempo (tipo il caso-scandalo Palhares) non possiamo più farne, ma per il resto, quella vena di sana imprevedibilità in Venator tonerà immediatamente al centro del tappeto.
Una cosa che sorprende molti è vedere pochissimi incontri femminili in Venator. Di recente lei ha scritto sul gruppo Venator Fighting Family che Venator ha intenzione di dare una svolta a questa politica. Quali sono in piani? È in progetto una divisione femminile, magari?
Le MMA femminili sono sempre state nel mio progetto ma piuttosto invise al precedente matchmaking. Esattamente come per moltissimo tempo lo è stata la questione dilettanti che invece si è rivelata una scelta vincente e apprezzata.
Quindi per quanto io abbia provato a spingere in quella direzione ho sempre trovato un muro e se non vogliamo chiamarlo così definiamolo “blando interesse e sforzo”. Una intera divisione femminile è magari ancora lontana poiché i numeri in particolare in Europa sono davvero pochi. Però sicuramente ci sarà uno spazio molto maggiore per le MMA femminili, questo è poco ma sicuro. Quindi, e mi rivolgo ai vari team, se avete ragazze da proporre sia amateur che pro fatevi avanti senza timore.
Una delle cose che ha sempre contraddistinto Venator è il puntare sulle sole MMA, senza troppi fronzoli di contorno. Si continuerà su questa linea oppure ci sarà una maggiore apertura all’intrattenimento? Ci sarà l’aggiunta di qualche altra disciplina oppure Venator rimarrà uno spettacolo di sole MMA?
Venator rimarrà sempre e solo MMA. Non c’è spazio per altre discipline né per l’intrattenimento che non derivi dai match nella gabbia ottagonale.
Venator è entrata nella storia anche per aver fatto passi da gigante nella lotta al doping nelle MMA italiane. Si continuerà su questa linea e ci saranno, magari, in futuro maggiori test fuori competizione?
Continueremo sicuramente su questa linea. Grazie al lavoro preziosissimo di FIGMMA e del presidente Longo che si è speso personalmente davvero tanto, ora abbiamo NADO a garantire l’antidoping e noi in primis abbiamo intenzione di continuare a investirci sempre di più. E’ una tematica che sento molto sin dall’inizio e non abbiamo intenzione di abbassare la guardia.
È molto importante far crescere gli atleti in maniera pulita ed è per questo che porremo grande attenzione e continueremo a dare spazio e visibilità a dilettanti ed esordienti FIGMMA/IMMAF.
In sintesi Venator non è per tutti perchè non solo proporrà agli atleti solo match probanti e durissimi anche se equilibrati ma avrà anche le norme più restrittive sull’antidoping al mondo fuori da UFC.
Se vedrete qualcuno che non vorrà combatterci saprete che ha intenzione di prendere strade diverse, cioè potrebbe essere possibile che si preferiscano match comodi e controlli nulli.
Ma Venator sarà una vera e propria “spremuta” di campioni e di emozioni.
Crediti immagine di copertina: Fabio Barbieri Photography