L’ex campione UFC Cain Velasquez è da molti mesi ormai che non mette più piede all’interno dell’ottagono più famoso del mondo, che fine ha fatto?
L’espressione “the baddest man on the planet”, l’uomo più pericoloso del mondo fino a poco tempo fa apparteneva a Cain Velasquez. L’americano di origini messicane è un fighter che fa della completezza, dell’intensità che sfocia nella ferocia, nel ritmo, nel cardio, nel wrestling e nella dirty boxe le sue armi migliori. Velasquez riesce ad essere sempre aggressivo, a tenere sempre l’iniziativa e a variare costantemente le fasi di striking, con quelle a parete, fino a quelle di ground game, impedendo ai suoi avversari di trovare il giusto ritmo.
La frequenza con cui i colpi di Velasquez vanno a segno ha qualcosa di irreale: 6,38 colpi significativi al minuto, numero che per un peso massimo ha qualcosa di impressionante. Se Cain Velasquez non avesse avuto tutti i problemi fisici che hanno martoriato la sua carriera, qualcuno azzarda a dire che sarebbe stato il miglior peso massimo di sempre. Il perché di questa affermazione è presto detto, basti guardare la carriera che ha avuto Velasquez fino ad ora.
Il suo debutto nelle arti marziali miste avviene nell’ottobre 2006, dopo essersi lasciato alle spalle una solida base di wrestling collegiale. L’esordio avviene in Strikeforce, dove vince contro Jesse Fujarczyk per TKO in appena un minuto. Nel suo secondo, Cain Velasquez si sposta in Russia e riporta un’altra vittoria al primo round, prima di approdare in UFC.
Nella promotion di Dana White debutterà nell’aprile 2008, quando sconfigge Brad Morris di nuovo al primo round e per TKO. Velasquez sembra inarrestabile, non solo batte i suoi avversari, ma sembra farlo senza fatica. Nessuno riesce neppure ad arrivare ai punti con lui. La prima vittoria per decisione arriverà al quarto match in UFC contro un osso duro come Cheick Kongo, match dove Velasquez rischiò qualcosina. Piano piano aggiunge al suo background anche un ottimo BJJ e, grazie al lavoro col suo team American Kickboxing Accademy, sviluppa un efficace striking tanto da essere considerato dagli addetti ai lavori come uno dei pesi massimi più completi.
Velasquez è sempre più lanciato verso il titolo, è solo questione di tempo ormai per arrivare in cima. Nelle sfide successive, l’americano di origini messicane si sbarazza nella solita maniera (TKO) di due avversari importanti come Ben Rothwell e della leggenda delle MMA Minotauro Nogueira (con quest’ultimo ottiene il premio “Knockout of the Night”).
Dopo sette vittorie consecutive si guadagna la tanto agognata title shot al titolo detenuto dall’attuale star in forza nella WWE: Brock Lesnar. L’appuntamento è fissato per il 23 ottobre 2010 a UFC 121, a guardare il match in prima c’è anche il prossimo contendente al titolo, Junior Dos Santos.
Dopo essere passato come un rullo compressore su tutti gli avversari in UFC e in Strikeforce, Velasquez frulla anche Brock Lesnar in un match sintetizzato benissimo dal celeberrimo “complete total domination” di Joe Rogan al termine dell’incontro. Il match è senza discussione, dopo una partenza forte di Lesnar, Velasquez prende in mano le redini dell’incontro infliggendo una punizione durissima al “Next Big Thing”, portando a casa la cintura.
Da lì in poi, sembra tutto in discesa per il “Brown Pride”. A rovinare i pieni ci pensa Junior Dos Santos, riportando il titolo dei pesi massimi in Brasile: Dos Santos, mette in mostra le sue abilità nello striking, infliggendo un overhead destro terrificante e vincendo l’incontro in poco più di un minuto.
La reazione ad sconfitta tanto dura quanto inaspettata può essere di due tipi: abbattersi tremendamente o ricominciare a rullare tutti gli avversari. Velasquez sceglie la seconda, scatenando la sua furia a UFC 144 contro Antonio “Big Foot” Silva. 3 minuti e 36 secondi di pura agonia per il brasiliano: Velasquez domina a terra, fregandosene della cintura nera di BJJ di Silva, massacrandolo di colpi. Silva sanguina vistosamente e neppure lo stop dell’arbitro per capire le condizioni del brasiliano, serve per calmare la furia di Velasquez. Silva è in balia del messicano, il quale riesce anche a prendere la monta e a chiudere con 6 durissimi colpi.
La rivincita con un lanciatissimo Dos Santos è obbligatoria e avviene a UFC 155 nel novembre del 2012. Un incontro “for the ages” come piace dire agli anglofoni: 5 round durissimi per Dos Santos. Valasquez alterna momenti a parete in cui fa prevalere la sua frequenza di colpi a delle fasi di striking che mettono in difficoltà l’avversario. Già al termine del primo round il viso di Dos Santos è pesantemente segnato. La differenza tra i colpi messi a segno tra i due è incredibile: il brasiliano, come Antonio Silva nel precedente incontro, è in completa balia di Velasquez. La resistenza di Dos Santos è tanto strenua quanto inutile, la foto del suo volto a fine incontro è un altro simbolo della trilogia tra i due. Velasquez domina anche i rimanenti round, mettendo in mostra un cardio mai visto e una frequenza di colpi più simile ad un welter che ad peso massimo. Il risultato è una decisione unanime che non ammette repliche.
La difesa successiva con Antonio Silva è una pura formalità: Velasquez ci mette poco più di un minuto a risolvere la pratica chiudendo la rivincita con KO tecnico. La trilogia con Dos Santos chiusa a UFC 166, nell’ottobre 2013 è la punizione più dura per il brasiliano. Cinque round nei quali Velasquez soffoca, nonostante un buon inizio del brasiliano, di colpi Dos Santos, pressandolo a parete con una furia mai vista. Il cardio di Velasquez non dà scampo.
Il percorso di Velasquez sembra senza freni e nessun avversario sembra all’altezza del messicano, ma la sconfitta con Fabricio Werdum, avvenuta a UFC 188 e causata anche da una sbagliata scelta di ambientamento del messicano, unita agli infortuni di cui sembra la vittima preferita, alimentano molti dubbi. I fan iniziano a chiedersi sempre più spesso quando Cain Velasquez tornerà nell’ottagono e se tornerà il Velsaquez di sempre.
Le voci vengono smentite parzialmente a UFC 200; l’avversario, Travis Browne, non è il miglior massimo della categoria ma Velasquez non sembra subire ruggine. La pratica dura un round, condito da colpi veramente spettacolari ed efficaci. Cain sembra tornato per riprendersi il titolo, ma da allora al giorno d’oggi non ha più messo piede nell’ottagono. La UFC aveva in programma di organizzare il rematch tra Fabricio Werdum e Velasquez a UFC 207 (senza titolo in palio, in quanto il brasiliano aveva abdicato in favore di Stipe Miocic), ma la commissione atletica non ha mai dato il via libera per combattere all’americano di origini messicane.
Nel frattempo, Velasquez e sua moglie hanno avuto un figlio, cosa che ha rimandato per forza di cose il rientro in gabbia dell’ex campione dei pesi massimi UFC. Ad oggi, la domanda “quando tornerà Cain Velasquez?” non ha ancora una risposta certa.