Intervista con Silvia Andreani, la figura che si occupa del dietro le quinte della principale promotion di MMA in Italia: Venator Fighting Championship.

Nell’ambiente delle arti marziali miste è raro incontrare figure femminili che ricoprano ruoli di potere a livello organizzativo. Esistono le eccezioni e Silvia Andreani è una di queste. Andreani è legata in maniera indissolubile a Frank Merenda, presidente Venator FC, e alla promotion di quest’ultimo. La nostra intervista non poteva che partire dal suo rapporto con la gestione e coordinazione di uomini che spesso vogliono fare la voce grossa e sono in competizione tra loro per stabilire una gerarchia.

Sono una sales manager e quell’ambiente è popolato da uomini per il 70-80%. So bene come rapportarmi. Nell’ambiente delle MMA non ho mai avuto difficoltà a rapportarmi con gli uomini. Non so se ne abbiano loro a rapportarsi con me e riconoscere in me una figura che dirige e gestisce. Penso di avere un basso profilo, credo di non sembrare una principessa caduta dall’alto. Mi sono immersa in questo mondo perché rappresenta la parte più genuina e “rustica” della mia personalità.

Il capolavoro di Andreani, ad oggi, è Venator FC 4, una piccola chicca imperdibile per gli amanti delle arti marziali miste nostrane. Quell’evento ha segnato la fine di un periodo in Venator e l’alba di un nuovo giorno, che, nelle intenzioni dei promoter, sarà più luminoso del precedente.

Venator 4 è stata la mia prima volta come coordinatore. Nell’altro evento, Venator Fight Night di Bellaria, ho avuto un ruolo diverso, visto che mi sono occupata più della parte logistica che di quella coordinativa.

A Milano ho coordinato il tutto. Mi sono occupata un po’ di tutto: dal prendere il contatto con gli atleti per fissare la card, ai contratti, fino alla parte organizzativa. Mi hanno aiutata Catia (Merenda nda) e altri membri dello staff a livello logistico. Organizzare un evento di quel livello comporta un dispendio di energie, tempo e grosse incazzature non indifferente.

Quello che Silvia Andreani racconta nella nostra intervista sono soprattutto le difficoltà a cui si va incontro quando si ha a che fare con venti atleti e relativi coach. Si parla spesso di “professionismo” e molti sembrano non rendersi conto che la professionalità sta spesso in alcuni piccoli dettagli, che nell’insieme della gestione di un evento di MMA, possono fare una grande differenza.

Tutto l’ambiente delle MMA è difficile da gestire per i personaggi che ci sono all’interno. Per primi, gli atleti stessi. Gestire un evento significa dare istruzioni agli atleti, organizzare orari e le giornate. È complicato. Al di là della presenza degli atleti stranieri, anche con gli italiani diventa difficile, perché sono un po’ ingestibili. Anche per le semplici attività che si devono fare tutti insieme come le riunioni, bisogna stare attenti che siano tutti puntuali. In pochi leggono i comunicati. Se qualcuno vede che l’avversario non c’è, prende e va via. La logica? Se non c’è l’avversario, non va neppure lui. Essere da soli a organizzare tutto con venti atleti rende questa esperienza difficile. Sono arrivata alla fine che ero abbastanza a pezzi.

Il giorno dell’evento hai l’ansia pregressa per tutte le cose che si devono incastrare. A partire da quelle più semplici: dai pass alle cinture, l’evento intero doveva coordinarsi nei vari reparti. Poi ogni reparto aveva dei referenti. Quando sei il referente cardine all’interno dell’evento, il telefono ti esplode per tutti i messaggi che arrivano. Va un pochino strutturata meglio quella parte. Soprattutto per me stessa, perché non posso morire. Ho bisogno di trovare delle persone che mi facciano da braccio destro. A Venator 4 c’è stato Simone Stabile che mi ha aiutata tantissimo per la card IMMAF e per altri aspetti durante l’evento. Ho bisogno di una serie di persone di questo tipo che mi facciano stare tranquilla prendendosi la responsabilità di un settore.

Venator 4, si diceva prima, ha rappresentato un nuovo inizio per la promotion di Frank Merenda. Il perché è presto detto. Quello di sabato 19 maggio è stato il primo evento senza la presenza di Alessandro De Lauri, in arte Alex Dandi, ex matchmaker della promotion. De Lauri ha abbandonato Venator alla fine dello scorso anno per lanciare una promotion rivale. Insieme a lui, anche altri membri dello staff Venator hanno scelto di passare dall’altra parte della barricata.

I cambiamenti nelle aziende ci sono e bisogna metterli in conto. Venator 4 è stato il primo evento post Dandi. Lo vedo come un punto di partenza di un nuovo iter, ma il cammino è ancora lungo. Vedo che le cose in questo si stanno delineando per far girare la macchina e oliarla. Stiamo lavorando in questo senso. Stiamo individuando le persone giuste ed è tutto in divenire. È un punto di partenza per poi migliorare per gli eventi futuri.

Dopo l’uscita di scena dell’ex matchmaker, Venator si è aperta ad altri tipi di collaborazioni. In particolare, non è passato inosservato il coinvolgimento della Born To Fight di Claudio Alberton e soci, né la stretta di mano con Superbia Management per la promozione dell’edizione 2018 del Golden Cage. La collaborazione tra tutte queste realtà diverse sembra continuare e stia per portare alcune interessanti novità nell’autunno di quest’anno.

È il mio modo di lavorare, nonostante abbia percepito delle micro guerre all’interno del mondo delle MMA basate anche sul nulla. Oltre a chiedere collaborazione, offro qualcosa in cambio. È sempre un do ut des. Sono una persona che cerca e firma collaborazioni, ma non sono collaborazioni “assolute”. Non è che se io collaboro con Superbia o The Golden Cage, non posso collaborare anche con altri, non ci precludiamo nulla.

La difficoltà, più che nel trovare persone disposte a collaborare, consiste nel portare le persone a vedere gli eventi di MMA. Difficoltà che si riscontra in quasi tutte le realtà di eventi di sole arti marziali miste.

Non è semplice. Ho notato un risveglio dell’interesse a livello della disciplina. Il posto dove vado in vacanza era pieno di ragazzi che mi hanno chiesto di Venator. Dal risveglio a portare la gente agli eventi il gap è ampio. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra la parte sportiva e la parte di show. Venator è un evento che ha puntato sulla parte agonistica, non ci sono altri tipi di show all’interno e questa sarà anche la linea guida del futuro, ma bisogna trovare il modo di catturare l’attenzione. Non basta solamente questo a livello di marketing. Spingere su determinate leve funziona e non funziona.

Quello che funziona l’atleta come personaggio. È l’atleta che che deve bucare e se ha un personaggio definito e convoglia un po’ la passione e l’amore delle masse, attira le persone a vederlo.

Andreani, infine, annuncia alcune novità che riguardano Venator e che usciranno nel corso della convention Born To Fight di sabato 22 settembre. Quella più sostanziale, per ora, riguarda l’evento autunnale Venator, che non si farà.

È stato annullato l’evento in autunno, la data è stata spostata. Nei prossimi giorni, ho diversi appuntamenti per definire il tutto e poi lanciare i nuovi progetti. Preferisco parlare quando ho preso tutti gli accordi necessari. Comunque non tarderemo molto.

Per quello che riguarda Venator mi interessa che passi il messaggio che sia una macchina in evoluzione. Ho chiaro cosa vorrei che fosse e che diventasse da qui in poi. Ho un progetto che sto provando a realizzare. È tutto in movimento per far si che la macchina prenda forma.

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Immagini di copertina: Fabio Barbieri.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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