I rapporti di Emelianenko con Donald Trump

Il 5 giugno del 2008 si tenne una conferenza stampa alla Trump Tower in cui Donald Trump annunciò di aver comprato una quota significativa della società Affliction Clothing, che fino ad allora era esistita solo come brand di abbigliamento e all’epoca era anche uno degli sponsor ufficiali dell’Ultimate Fighting Championship. Trump avviò il progetto Affliction Entertainment, un circuito di MMA rivale all’UFC, che dal 2007 era diventata il leader a livello mondiale in seguito all’acquisizione dell’organizzazione giapponese Pride FC.

Trump mise sotto contratto alcuni dei migliori lottatori del mondo, tra cui gli ex campioni dei pesi massimi UFC Tim Sylvia e Andrei Arlovski, offrendo loro degli ingaggi faraonici. Il piano del magnate era quello di far affrontare questi ultimi con Emelianenko e in un colpo solo attirare molti spettatori e l’attenzione della stampa internazionale. Non era la prima volta che il mondo delle MMA e Donald Trump entrarono in contatto: il magnate aveva concesso in un paio di occasioni il suo Trump Taj Mahal di Atlantic City agli organizzatori degli eventi UFC.

Tim Sylvia vs Fedor Emelianenko fu il main event del primo evento targato Affliction. L’incontro durò appena 36 secondi, con il russo che sottomise l’americano grazie a uno strangolamento da dietro (rear naked choke) e aggiunse una nuova cintura al suo ricco palmarès. La mossa verrà votata dalla stampa come “Sottomissione dell’Anno”. Sylvia rimase davvero scosso dall’accaduto, nella conferenza stampa post evento dichiarò:

So di essere uno dei migliori al mondo, ma sono stupito da quanto sia bravo Fedor. Non penso neppure che sia umano.

Emelianenko sconfisse al primo round anche Andrei Arlovski con un colpo di rimessa che viene ancora ricordato come uno dei migliori che si siano mai visti in un incontro di MMA.

Emelianenko mise a tacere tutti i critici che lo accusavano di non essersi mai confrontato con nomi di alto livello in un circuito statunitense e attirò anche l’attenzione di Dana White, presidente UFC, che cercò più volte di ingaggiarlo, senza mai riuscirci. Uno dei motivi alla base del fallimento delle trattative è il rifiuto da parte della UFC di promuovere un evento insieme ad altre organizzazioni di MMA oppure di lasciar combattere i suoi lottatori in altri circuiti. Fedor Emelianenko è sempre stato legato all’organizzazione russa M-1 Global, di cui è diventato co-proprietario a partire dal 2007.

I due ppv di cui Fedor era l’attrazione principale rappresentarono l’apice del successo raggiunto da Affliction. L’avventura del magnate nel mondo delle arti marziali miste si esaurì nell’arco di un anno: Affliction Entertainment annunciò la bancarotta. Gli ingaggi offerti dal circuito ai lottatori tanto elevati che ancora oggi risultano eccessive rispetto a quella che è la media percepita da un lottatore di MMA. Tim Sylvia ricevette 800 mila dollari di borsa, Arlovski portò a casa 750 mila dollari, Emelianenko, invece, si dovette accontentare di “soli” 300 mila. Gli incassi al botteghino non colmarono mai la discrepanza con gli ingaggi dei lottatori, tanto che il primo evento presentò un rosso in bilancio di un milione di dollari.

Inoltre, a pochi giorni da quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo evento di Affliction, la Commissione Atletica della California si rifiutò di concedere la licenza per combattere all’avversario previsto per Emelianenko, Luke Barnett, per via di un test antidoping fallito. Tutto l’evento andò a monte e da lì in poi Affliction tornò a esistere solo come marchio di abbigliamento.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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