Analisi del match Kamaru Usman vs Emil Meek, al via una nuova rubrica a cura di Vittorio Marotta in cui si analizzerà nei dettagli un incontro di spicco avvenuto in nell’ultimo evento UFC.

Il “fight game” si può riassumere in una partita a scacchi oppure in una serie di “domande e risposte”: un pugile o fighter attacca con una tecnica, l’avversario deve trovare una risposta adeguata. Il problema non sta solo nel trovare le risposte a un preciso evento all’interno del match, ma anche nel fatto che le risposte devono essere quelle giuste; in ultimo, bisogna applicarle.

Facciamo un esempio pratico: conosciamo il nostro avversario, che è uno che tira molti low kick. Alla domanda low kick, ci sono tre risposte:

  1. Tolgo la gamba a cui il mio avversario sta mirando (facendo un passo indietro o cambiando stance)
  2. Metto un blocco in pieno stile muay thai
  3. Mi prendo il low kick e rispondo subito approfittando del fatto che magari il mio avversario è scoperto poiché mi ha appena colpito.

Per prima cosa dobbiamo scegliere una di queste risposte, poi dobbiamo sperare sia quella giusta che il nostro avversario non si aspetta e infine dobbiamo applicarla alla perfezione. Insomma conoscere la risposta non significa che aver già vinto il match.

Fatta questa piccola premessa arriviamo a toccare il punto che più mi preme: il match ad UFC Fight Night St. Louis tra Kamaru Usman e Emil Meek. La premessa è fondamentale perché nella mia chiave di lettura di quel match le “domande” e le “risposte” poste dai due fighter all’interno dell’ottagono ci aiutano a capire il perché sia andato in un modo e non in un altro.

Dividiamo il match in tre fasi che rispecchiano il tempo trascorso prima del match, il tempo dell’incontro stesso e quello subito dopo. È chiaro che noi ci possiamo permettere di analizzare solo quello che è successo all’interno della gabbia, ma tenere in considerazione anche gli altri due archi temporali ci permette di capire (o anche solo di supporre) come mai sono avvenute tali dinamiche nel combattimento al posto di altre e come i nostri due protagonisti (con i loro team) hanno deciso di reagire.

Pre-match

Qui in Italia quasi tutti facevamo il tifo per Meek perché avevamo avuto un assaggio del suo carisma e delle sue abilità in gabbia visto che aveva battuto, in maniera piuttosto facile, un lottatore tosto come Toquinho. Allo stesso tempo, però, un po’ tutti sono affascinati da Usman ed è facile intuirne i motivi: forma atletica strabiliante, “cattivo” e carismatico, tecnicamente molto spettacolare e soprattutto imbattuto in UFC.

Le aspettative erano grandi nei confronti dei due atleti, anche perché essi rappresentano due mondi opposti nell’immaginario comune. Sulla carta, però, è stato un match nel quale uno dei due atleti aveva tutto da perdere e l’altro tutto da guadagnare. È vero che chi arriva a questi livelli non fa questo genere di calcoli, ma è anche vero che per Meek una sconfitta contro Usman ci può stare, il contrario no. Il nigeriano era un 6-0 in UFC, mentre Meek solo 1-0!

Non è sulla carta quindi né un match dal risultato in bilico né tanto meno un match capace di suscitare hype, per di più è un match “alibi” per Meek. Detto questo si può quindi intuire le mentalità dei due fighter durante i loro camp di allenamento, durante il loro arrivo al palazzetto, durante l’nnuncio dei loro nomi da parte di Bruce Buffer e soprattutto durante i circa 3 minuti e 30 secondi di ogni round che Meek si è fatto schiena a terra!

Il match

Il match di per sé non ha molto da offrire: un po’ noioso per chi si aspettava una guerra tra due atleti in genere spettacolari, quasi nessun colpo pesante in piedi, grappling abbastanza statico, molte fasi a parete… insomma non mi sembra la ricetta del match che ci aspettavamo!

Meek parte subito aggressivo, non solo in piedi, visto che viene subito portato a terra, ma anche al suolo. Prova prima una ghigliottina e poi una kimura. Ecco in questa kimura, che il norvegese prova per ben 3 round, c’è stato l’errore più grande di Meek. Ricordate la premessa delle domande e delle risposte? Ok, la domanda è il bodylock di Usman, sia in piedi dalla schiena che a terra a stallare il match, è la risposta di Meek è il tentativo di kimura. Secondo voi ha vinto la domanda o la risposta?

Non sto a dire che Meek abbia sbagliato a prendere quelle kimura per liberarsi dal bodylock, ma non è stata la tattica migliore da usare (o la “risposta”) e questo per svariati motivi: il primo è la grande fisicità di Usman esaltata da un gioco di forza e tecnica nel quale Meek è cascato, i minuti e i secondi sprecati a cercare di forza quella kimura sono serviti ad Usman per consolidare la posizione e tirar fiato. Anche la ghigliottina cercata nel primo round da Meek è stata usata da Usman, mai in reale pericolo, a suo vantaggio, Usman che ha fatto stancare il norvegese consolidando a sua volta la sua top position.

A terra Usman fa il minimo necessario. Laddove, invece, Meek prova a essere più pericoloso con l’utilizzo dei gomiti di taglio, è Usman a usare l’episodio a suo vantaggio mettendo a sua volta i gomiti (molto efficaci quelli dalla mezza guardia a fine secondo round) e tagliando Meek. Anche in questo caso quindi le risposte schiena a terra di Meek trovano pochissima efficacia: ghigliottina, kimura e gomiti tutti neutralizzati da Usman con facilità.

A inizio secondo round è poi palese come i due abbiano preparato il match: sono due atleti moderni e completi, ma uno dei due ha impostato il match sullo striking, l’altro sulla lotta. È reso palese da quello che succede nel primo minuto del secondo round: Meek è perfetto nel trovare le risposte giuste ai cambi di guardia di Usman, il vichingo è in guardia con il destro indietro rispetto al sinistro e quando Usman si mette, invece, mancino, è subito pronto a lavorare di calcio medio destro e diretto destro (che entrano puliti nella guardia mancina di Usman); al contrario quando Usman cambia e si mette nella stessa guardia di Meek ecco che il norvegese trova subito tempo e distanza con i low kick sulla gamba avanzata dell’avversario.

Meek perfetto, i suoi colpi trovano sì la distanza e il tempo giusto, ma sono dei fiaschi visto l’enorme spreco di forza in lotta nel primo round. Usman è consapevole di questo. Non ha stallato il match al suolo nel primo round per preservarsi, ma perché ha percepito l’irruenza e la troppa voglia di fare del norvegese, che nel cercare a tutti i costi la submission ha sprecato più del dovuto dimenticandosi la sua arma migliore: lo striking.

Con questa tattica Usman si è liberato di Meek sia a terra che in piedi, aspettando paziente il momento per portare a terra il norvegese, anche sotto i suoi colpi fiacchi.

POST-MATCH

Nel post match Usman se ne è uscito con l’ affermazione di aver usato solo il 30% della sua forza, ovvio che non sia così ma ha creato ancora più fascino e misticismo al suo personaggio. Meek dal canto suo ne riesce ridimensionato dal punto di vista mediatico, ma non sulla carta: parliamo sempre di un ex 1-0 UFC che ha perso contro un avversario su ben altre cifre.

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