Pietro Penini prima di Venator Kingdom 2, le parole del contendente al titolo dei pesi medi Venator prima dell’incontro del 16 dicembre.

Non c’è mondo fuori delle mura di Verona: non esiste che purgatorio, supplizio, l’inferno stesso“. Niente di meglio della citazione del poeta inglese William Shakespeare per introdurre uno dei protagonisti del main event di Venator Kingdom: Pietro Penini (5-0-1). Penini è molto attaccato al suo team, alla sua città e alla sua terra, anche se per prepararsi al meglio per questo incontro e per crescere come atleta (e come uomo) ha svolto una parte del camp alla SBG Ireland a Dublino.

Questo è stato il camp in cui sono cresciuto di più. Per la prima volta sono andato all’estero con il mio staff, è stato un camp molto più professionale. Ho ascoltato il mio fisico e non mi sono lasciato spremere dalla mole di lavoro che ti propongono all’estero. Ho imparato a dire di no, che da giovani è sempre difficile dire. Mi sono confrontato con stili diversi da quelli più comuni. Mi sono messo alla prova in questo lunghissimo camp, mi porterò dentro una bella esperienza.

Andare all’estero gli ha permesso di farsi un’idea più chiara della differenza che c’è tra Italia e il resto del mondo. E l’Italia non ne esce così sconfitta come si potrebbe pensare.

La differenza è nel bacino d’utenza, per tante cose siamo anche meglio dell’estero. Lavoriamo molto di più di quanto fanno là e con una coscienza molto più critica, questo a lungo pagherà. Negli ultimi anni gli atleti italiani si stanno facendo conoscere anche all’estero, è entrata un’altra atleta italiana in UFC e prevedo che ne entreranno almeno altri cinque. Il vantaggio è che le palestre all’estero sono molto più affollate e pensano tutti di essere dei fighter che possano rompere il mondo, da noi si tendeva di più ad autoflagellarsi. Bacino d’utenza e la convinzione, questa è la differenza.

Estero sì, ma tanto lavoro è stato fatto anche in giro per l’Italia.

In Italia mi sono spostato tra Gloria, Rendoki e Milanimal. Ho fatto sparring con Giorgio Pietrini, Liviu Butuc, Fabio Russo, Michele Verginelli, Andrea Fusi, Alessandro Botti e Nikola Dipchikov. Alla SBG Ireland ho scambiato con Claudio Conti, Ion Pascu e Will Fleury. Gli sparring partner non sono mancati.

Uno dei problemi che Penini ha avuto in passato è stato il taglio del peso. C’è stato un evento in particolare in cui ha rischiato grosso. Ora la situazione sembra essersi capovolta, complice anche un cambio all’interno del suo staff tecnico.

Farò una statua alla figura che mi segue, Matteo Capodaglio, perché non sono mai stato così bene in un taglio del peso, non ho mai mangiato così tante calorie penso nemmeno quando ero fuori dal taglio del peso. Prima del mio match a Venezia sono svenuto tre volte, una tra l’altro davanti al team di Fusi, che era il mio avversario. Il mio taglio brutale l’ho vissuto e non lo auguro a nessuno. Spero che sempre più atleti si facciano seguire da figure professionali che sappiano quello che fanno e non li mettano in pericolo. Questa volta sto molto meglio. Insieme anche al mio coach di strengh&conditioning Matteo Conversi abbiamo fatto un buon lavoro, sia il volume che la forza e la massa sono cresciuti molto, collaborando a diretto contatto con lui e Capodaglio abbiamo adattato tutto alla prova bilancia, la prova peggiore. Il match si fa il venerdì e non il sabato.

Penini è uno di quei lottatori che studia, nei limiti del possibile, il match in ogni suo aspetto e quando entra in gabbia sa già cosa fare per arrivare all’obiettivo finale: vincere.

Sensazioni ce ne sono tante, ma portano sempre a uscire dai ranghi. La strategia c’è, ogni round è stato preparato con una strategia ben precisa, ovviamente nei limiti, la gabbia riserva sempre delle sorprese. Abbiamo lavorato sui suoi punti deboli e sui suoi punti forti, sarebbe stupido pensare che sarà un match troppo facile. Sabato, però, vedrete un atleta diverso.

Il merito di questa trasformazione di Penini? Il suo coach Filippo Avesani, che è arrivato a mettere da parte la famiglia per aiutare il suo atleta nella speranza di vederlo alzare la cintura al cielo sabato sera.

Il mio coach Filippo Avesani che ha fatto un lavoro incredibile con me. Mi ha trasformato. Mi ha seguito dall’inizio alla fine di questo camp, ha preso un aereo per venire in Irlanda e seguire i miei allenamenti lì nonostante a casa avesse una figlia appena nata. Ha tolto tempo alla famiglia per tenermi i colpitori e ad aiutarmi nel lavoro a parete della gabbia.

Sabato il lottatore della Fight House Verona si troverà davanti a Cristian Magro, atleta che Penini afferma di rispettare, ma a cui non concederà un trattamento da amico.

Spero si sia allenato bene anche lui, so che ha passato un brutto momento. Gli auguro di stare bene e di poterlo superare, purtroppo so bene cosa si prova. Sabato io farò il mio e lui il suo, andiamo lì per una cosa diversa. Rispetto Cristian, però sono molto convinto delle mie potenzialità, lo rispetto come persone e come atleta. Sarebbe sciocco far finta di odiarlo solo per fare un po’ di scena. Lo rispetto, ma non posso dire che questa settimana lo tratterò da amico, soprattutto sabato. Non c’è sicuramente odio.

I progetti per il futuro non mancano al ragazzo di Verona, così come non gli manca una visione d’insieme del movimento italiano delle MMA e di alcuni aspetti su cui bisogna lavorare

I miei piani futuri sono vincere la cintura, rimanere in Italia a lavorare sulla strategia, ma spostarsi all’estero per lo sparring. Ora come ora l’ipotesi più papabile è andare a New York dove un certo Chris Weidman ha bisogno di sparring.

Spero, però, che gli atleti italiani non facciano l’errore di pensare che l’unico modo per emergere sia andare all’estero. Devono continuare a lavorare in casa a stretto contatto con i loro coach, che devono a loro volta rimanere al passo coi tempi ed evolversi. In Italia sei la punta di diamante, all’estero l’ultima ruota del carro. Questo da una parte fa bene perché impari a contare solo su te stesso, dall’altra non sarai mai trattato come a casa. Create delle collaborazioni valide con l’estero, non andate alla cieca senza informarvi prima. Non andate allo sbando a farvi massacrare di sparring, per poi tornare a casa con le ossa rotte e senza magari aver imparato nulla. La forza degli atleti italiani sarà creare nei prossimi anni un team solido che possa gestirli e seguirli quando si allenano in casa, perché come ti alleni a casa, non ti alleni da nessuna parte. La tranquillità mentale è fondamentale.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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