Daniele Scatizzi su Mayweather-McGregor, in una recente intervista l’atleta romano ha parlato a ruota libera di alcuni argomenti, tra cui Conor McGregor e l’incontro tra l’irlandese e Mayweather.

L’atleta italiano si allena alla SBG Ireland, la palestra famosa per il suo coach John Kavanagh e il suo atleta di punta, Conor McGregor. Scatizzi (8-3) è stato l’ospite della decima puntata di Fuori i Secondi, il podcast di 4once.it, che è riuscito a raggiungere uno dei volti più conosciuti delle MMA italiane, vantante partecipazioni in Bellator, in Venator e in Brave FC.

A proposito del match tra Conor McGregor e Floyd Mayweather, ecco la sua opinione:

Io sono rimasto sveglio e l’ho visto. Parliamoci chiaro: anche chi critica, se non se l’è visto in diretta è perché o non voleva spendere 30 euro o perché non gli andava di star sveglio, magari doveva lavorare. Però sicuramente se lo sono visto tutti questo incontro. Personalmente mi sono divertito, mi è piaciuto e secondo me non c’è niente di falso o di organizzato.

È stato un match particolare. Non solo il match, ma anche tutto quello che riguarda l’organizzazione molto particolare. Conor veniva dalle MMA, Mayweather, il dio della boxe. Due mondi differenti.

Non c’è stato nessun titolo in palio quindi è stato solo un match solo per far appassionare e divertire i tifosi. Ti dico la verità, l’ho visto e mi è piaciuto. Non penso che Mayweather abbia fatto durare (il match più del dovuto). Non lo dico perché tifavo, perché se ti devo dire la verità non tifavo né per Conor né Mayweather. Amo Mayweather nella boxe e Conor nelle MMA.

Secondo me non c’è stato niente di finto. Non credo che Mayweather rischiava di prendere quel montante al primo o al secondo round. Non ci credo, perché uno sarebbe pazzo a rischiare di prendere un colpo del genere che magari ti manda KO, con tutto che sei un campione. Niente, secondo me, come ha detto Mayweather stesso, ha fatto durare il match fino alla nona, decima ripresa per spingere di più perché chiaramente Conor è abituato a fare 25 minuti, 3 round da 5 minuti.

Lui se l’è studiato. L’ha detto lui, non è che lo dice chissà chi, si era studiato tutto l’incontro. Sapeva che doveva spingere dall’ottavo round in poi perché sapeva che Conor calava di fiato. Conor non è uno che di fiato ne ha tanto, visti gli ultimi match che abbiamo visto. Pure con Diaz è calato molto negli ultimi round. Ha fatto la sua strategia e ha vinto.

A proposito di Conor McGregor:

Mi sono allenato con Conor anche se non sono uno che mette foto e video o lo dice. Magari posso sembrare presuntuoso, tifo per McGregor, è un grande, ma non ho questa reverenza nei suoi confronti. Non perché mi sento qualcuno, ma perché lo vedo come un compagno. Forse perché vedendolo in palestra, quando sale sul tatami è un’altra persona, non è quello che si vede fuori. Soprattutto quando doveva fare con Alvarez abbiamo fatto molto wrestling perché nella palestra ero bravo a far wrestling e me lo hanno fatto fare con lui.

Riguardo l’aria che si respirava a Dublino prima dell’incontro:

McGregor per questo match ha preso un edificio tre porte più in là della palestra. Era un posto dove hanno montato un ring e 4 o 5 sacchi e ci si allenava solo Conor. Ci si è allenato per i primi due mesi da solo, faceva andare lì gli sparring partner, ma non lo vedevamo quasi mai. Lo vedevamo parcheggiare e lui si allenava di là con Owen Rowdy, John (Kavanagh). Per Eddie Alvarez e con gli altri si allenava con noi. Anche perché non avrebbe avuto senso: noi non siamo pugili, in palestra non ci sono pugili quindi si è allenato per conto suo. Credo anche per evitare qualche fuga di informazioni.

Alla domanda se è Conor a essere un fenomeno oppure il fenomeno è il coach Kavanagh:

Secondo me lo sono entrambi, tanti dicono che John si è ritrovato Conor e tanti dicono che è grazie a Kavanagh che McGregor è diventato qualcuno.

Secondo me, sono vere entrambe perché se un atleta non ha talento e non ci nasci col talento, ti puoi allenare quanto ti pare, ma non arriverai mia da nessuna parte. Purtroppo è così, come io non potrò mai giocare a pallone o a pallavolo perché appena tocco una palla casco per terra da solo!

Quindi penso entrambe le cose. Leggendo il libro di John, in realtà non l’ho letto io, l’ha letto la mia ragazza e me lo sono fatto tradurre, ho capito come Jon ha aiutato molto Conor non sotto il punto di vista atletico, ma come persona e come gli ha salvato la “vita”, era una vita un po’ da pazzo. Quindi secondo me le due cose insieme.

Per chi volesse sentire l’intervista, trovate l’audio integrale qui sotto:

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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